Homo sovieticus (1 ed 1983)
Homo sovieticus (1 ed 1983)
Aleksandr Zinov’ev
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Homo sovieticus (1 ed 1983)
Homo Sovieticus (pseudo-latino per "uomo del Soviet") era un riferimento critico e sarcastico alla persona media dell'URSS, osservata anche in altri paesi del blocco socialist
Il termine è stato coniato dal noto saggista e sociologo sovietico Aleksandr Aleksandrovič Zinov'e in un libro con lo stesso nome. Un termine affine nello slang russo è sovok (совок), che è derivato da soviet, ma significa anche pala.
Zinov'ev ha anche coniato un'abbreviazione giornalistica, gomosos (гомосос).
Informazioni aggiuntive
Dimensioni | 18 × 2,5 × 20,8 cm |
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Di incerta nascita e mai confermato decesso, l’homo sovieticus popola ancora i dibattiti in Russia e nello spazio che fu impero comunista. Si intrufola nelle discussioni, accesissime, sulla questione dell’identità nazionale. Ispira sondaggi e ricerche, instilla dubbi, insidia i discorsi sul cambio generazionale in corso. Inquina i tentativi delle élite postsovietiche di mettere assieme un quadro coerente su «chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo».
Dietro la letteratura di Zinov’ev vi è sempre un’intenzione satirica astiosa e violenta, cosa che l’ha reso un isolato nell’ambito della stessa emigrazione dissidente, con i cui rappresentanti è entrato più volte in dure polemiche. Ciò si vede anche in Allegra Russia, in cui assume il punto di vista di un ubriacone, elogiando, insieme all’alcool, l’amore – soprattutto quello effimero – per la donna, e lo spirito cameratesco, per poi scatenarsi in una feroce e mordente satira nei confronti della Russia sovietica, dei suoi apparati, dei suoi rappresentanti, e soprattutto del Partito comunista (il PCUS)
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