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La saga di Gilgamesh (1992 introvabile!)

La saga di Gilgamesh

Giovanni Pettinato

Nacque a Troina, in provincia di Enna, il 24 settembre 1934, da Giuseppe, di professione fabbro, e da Francesca Consoli, terzo di cinque figli. All’età di dieci anni studiò in seminario per farsi prete], prima a Catania e poi a Napoli, dove conseguì la licenza in sacra teologia, e successivamente al Pontificio Istituto Biblico di Roma, dove nel 1961 conseguì la licenza in scienze bibliche.

Su suggerimento del suo docente di assiriologia, il gesuita tedesco Alfred Pohl, studiò in Germania, all’Università di Heidelberg, dove fu allievo del professor Adam Falkenstein, e vi conseguì nel 1966 la laurea in Assiriologia. Nella stessa università tedesca Pettinato insegnò Sumerologia dal 1966 al 1970, e nel 1968 conseguì la libera docenza in Assiriologia. Dal 1970 al 1974 è stato professore ordinario di Assiriologia e Storia orientale antica all’Università di Torino, nonché epigrafista della missione archeologica in Iraq dell’ateneo piemontese. Tra i massimi specialisti di lingue mesopotamiche e lingue mediorientali, Pettinato è stato colui che ha decifrato la lingua eblaita, studiando i testi di Ebla scoperti dall’archeologo Paolo Matthiae nel 1974.

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La saga di Gilgamesh

L'epopea di Gilgameš nella sua versione detta "classica" o "ninivita" (Epopea classica babilonese), è la versione scritta in lingua babilonese dell'Epopea di Gilgameš datata al VII secolo a.C., che ebbe una grandissima diffusione in Mesopotamia e nelle regioni limitrofe.

L'epopea di Gilgameš raccoglie tutti quegli scritti che hanno come oggetto le imprese del mitico re di Uruk, unificando in un solo testo gli episodi presenti in poemi sumerici antecedenti con altri episodi di diversa provenienza. Il testo è da considerarsi il più importante dei testi mitologici babilonesi e assiri pervenuti fino a noi.

 

 

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La Saga di Gilgamesh è un poema epico sumerico e accadico, datato tra il 2100 e il 1200 a.C., che narra le vicende di Gilgamesh, quinto re della prima dinastia di Uruk. Gilgamesh è un re potente e arrogante, che opprime i suoi sudditi. Gli dei, per punirlo, creano Enkidu, un uomo selvaggio che vive tra gli animali. Enkidu viene sedotto da una prostituta e civilizzato, e si reca a Uruk per sfidare Gilgamesh. I due eroi combattono e diventano grandi amici.

Insieme, Gilgamesh ed Enkidu compiono grandi imprese, come uccidere Humbaba, il guardiano della foresta dei cedri, e il Toro del Cielo, inviato dalla dea Ishtar per punire Gilgamesh per aver rifiutato il suo amore. Per queste imprese, gli dei decidono di punire Enkidu, che si ammala e muore.

Gilgamesh, disperato per la morte del suo amico, intraprende un viaggio alla ricerca dell’immortalità. Lungo il cammino, incontra vari personaggi mitici, tra cui Utnapishtim, l’unico uomo sopravvissuto al diluvio universale. Utnapishtim racconta a Gilgamesh la storia del diluvio e gli spiega che l’immortalità è riservata agli dei.

Gilgamesh ritorna a Uruk, sconfitto ma più saggio. Ha imparato che la mortalità è una condizione umana e che l’importante è vivere una vita piena e significativa.

La Saga di Gilgamesh è una delle opere letterarie più antiche del mondo e ha avuto una profonda influenza sulla cultura occidentale. È un poema epico che esplora temi come l’amicizia, la mortalità, la ricerca di significato nella vita.